Un flash dal blog di Tony Graffio del 12 ottobre 2016 graffitiamilano Malafemme 2016: 4 tatuatrici per 160 serigrafie (WonderBee, Indignada Jones, Kina e Kylie Tomato) Al Malafemme 2016 ho incontrato 4 artiste che hanno realizzato dei disegni che poi sono stati trasformati in stampe serigrafiche a 3 colori. Mai volgari, sempre cattive. Indignada Jones Tony Graffio: E adesso passiamo a Indignada Jones, qual'è il titolo ed il significato della tua serigrafia? Indignada Jones: Il venditore è un robot che vende un quadro. E' un modo per riflettere sull'arte e chiederci di che tipo di arte stiamo fruendo o abbiamo intenzione di comprare. Vendere arte contemporanea è un lavoro da Robot senza cuore. TG: Si tratta di un mercante del futuro? IJ: Sì, anche se già oggi siamo arrivati al punto in cui l'arte è prodotta dalle macchine e non dalle persone. Basta avere un cellulare in mano e con un click si pretende di fare arte. TG: Il Robot ha forse dei dollari negli occhi perché oltre alla colonizzazione economica stiamo subendo anche un fortissimo controllo culturale? IJ: Sì, ha come un riflesso negli occhi che guarda caso ricorda il simbolo del dollaro o la lettera "S" che è l'iniziale della parola soldi. E' un uomo-macchina, quindi un Robot che produce arte casuale. TG: Anche un po' insetto, sembra perfino un robot-scarafaggio per via delle spalle curve e luccicanti che potrebbero nascondere una copertura di protezione per le ali. IJ: Sì, è un essere freddo totalmente snaturato che non rappresenta la vita, per questo è un po' metallico: è una parte di un mondo assurdo che tuttavia è il mondo in cui viviamo. TG: E' così che vedi il mondo dell'arte? Non hai illusioni, né sogni da vivere in questo ambiente? IJ: Vedo l'arte come qualcosa che è stato fagocitato da un sistema molto cinico; l'arte è usata soltanto per fare soldi. Si tratta di un cane che si morde la coda: per questo all'interno dell'opera c'è una raffigurazione delle nostre città, visibile nei palazzi che disegno sempre. Lo skyline della città ha l'imprinting di questi palazzi per dare la visione di un mondo molto freddo, un po' distopico. Proprio ieri parlavo di questo con Barbie, un tempo nell'allestire una mostra che potesse portare a sensazioni del genere avrei pensato a qualcuno come Andy Warhol, mentre adesso è come se tutti fossero artisti e c'è una confusione totale. A chi dovrei pensare per trovare qualcuno che rappresenti quest'epoca? Linea piatta. Non mi viene in mente nessuno. Oggi tutti possono fare tutto e ostentarlo sotto gli occhi di tutti. Talvolta non c'è più nemmeno un messaggio preciso da diffondere, solo un'immagine. Cosa che ha fatto perdere di vista la comunicazione, nella montagna di dati di comunicazione in cui viviamo. E' un paradosso, ma è così. Insomma, sì l'arte dei nostri giorni mi sembra un po' morta e troppo meccanica, intrappolata nei tubi delle metropoli. Con chi potrei lavorare oggi? Solo avere un pensiero del genere mi sembra utopico. TG: Scusami Indignada, tu sei anche una tatuatrice? IJ: Io tatuo, ma non professo. TG: Dove hai preso un nome così particolare come quello che ti sei data? IJ: Ovviamente, si tratta di un gioco di parole che prende spunto da un film d'avventure che mi era piaciuto molto fin da quando ero bambina. Negli anni poi ho avuto modo di confermare questo mio sentimento di sdegno verso certe cose della vita ed un ex-collega con un'uscita piuttosto felice mi ha apostrofata come Indignada Jones. L'appellativo m'è piaciuto e così ho deciso di conservarlo trasformandolo nel mio nome d'arte perché fa capire come ci sia in me una propensione alla ribellione ed ad essere una combattente.